Oggi vi parlo de “Le portatrici”, un romanzo di Jessica Schiefauer edito Fandango Libri.
Siamo in una distopica realtà dove Nikki e la sua compagna Simone ci mostrano il loro mondo.
Uomini e donne vivono separati.
La società è aperta a queste ultime che vengono definite “le portatrici”, mentre gli uomini sono i “diffusori” di questo “morbo” e vengono tenuti in quarantene carcerarie. Le portatrici e i diffusori non devono entrare in contatto, altrimenti la prima muore.
Le donne vivono grazie al buono-vita e offrono lavoro per quaranta ore mensili.
In questa società matriarcale post-apocalittica Nikky ci racconta la sua vita al femminile. E il desiderio di Simone di diventare tutrice, in una realtà dove non è facile diventarlo.
I “diffusori” invece pare diventino mostri nel momento in cui il morbo li soggioga, e loro unico obiettivo è contagiare le portatrici.
Nessuna donna può avvicinarsi all’uomo che è visto come pericolo. Non possono parlarsi, non possono sfiorarsi, non si possono innamorare.
Un romanzo che si legge come se parlasse di un futuro terribile e impensabile, che nel contempo permette di riflettere su temi incredibilmente attuali: dalla maternità non realizzata, alle problematiche di coppia, alla società. Una società che sembra ideale, ma che lentamente svela le sue insondabili crepe. E si apre il baratro.
Tra assurdità, orrori, ingiustizie, un libro che si divora e che solleva tanti interrogativi. Finché arriva prepotente l’urlo della vita, disumano, lacerante e riparatore.
Perché null’altro può risanare le cicatrici come la tenacia dell’esistenza.