Definire la musica indie è allo stesso semplice e complicato.
Il significato della parola è quello più scontato: per indie si intende la musica indipendente, ovvero tutto quel mondo underground autoprodotto o prodotto da etichette di relativa importanza, non legate alle major.
In Italia quali sono i migliori prodotti nati da questo ambiente?
La rubrica Soundcheck ne ha selezionati 5 che, a dispetto del giudizio internazionale, possono a pieno regime essere annoverati come perle nascoste del mondo musicale nostrano. Ecco le nostre scelte:
Baustelle “Sussidiario illustrato della giovinezza“. Prodotto dalla piccola etichetta Baracca&Burattini, con i limitati mezzi di produzione che gli conferiscono un suono decisamente lo-fi, il “Sussidiario” diffonde quella deliziosa spontaneità in grado di far innamorare non soltanto gli ascoltatori, ma anche molti critici e addetti ai lavori. La forza di questo album è quella di aprire scenari sulle vite che in qualche modo ci sono appartenute e che ci hanno segnato. Un disco personale, intimo e unico da tenere a portata di mano in questi giorni.
Offlaga Disco Pax “Socialismo tascabile (Prove tecniche di trasmissione)”
Un album strano e geniale, di cui è davvero difficile parlare, innanzitutto perché più che proporre un’unica via, lascia ampio spazio alla discussione, alla faticosa ricerca di capire cosa c’è dietro a un progetto simile. Enorme il numero di influenze che vi sono riscontrabili: CCCP, Kraftwerk, Massimo Volume, dall’Emilia a Praga il passo è breve. Un disco recitato che non si può non apprezzare!
Zen “Andate tutti affanculo“.
Un vescovo, un sindaco col sigaro da mafioso e Miss Padania. E’ la trinità essenziale per capire tutto il disco. Non sono, però, gli unici da mandare affanculo: ci sono anche i nati vincenti, la falsa morale, i padri che picchiano le madri, la gente di merda, gli amici che si sono arresi alla smart e non si accorgono che la moglie si scopa mezza città. I giovani che diventano vecchi senza esperienza. Un brillante folk rock pieno di semplici idee irresistibili: “Dai, è Natale!”, “Importa un cazzo a me del Natale, io musulmano”, “Ma per favore, Abdul, sto male!”, “E se stai male vai all’ospedale”. Capito questi ragazzi pisani, no?
Verdena “Il suicidio del Samurai“
La realtà è che i Verdena sono uno dei pochi gruppi (assieme a Afterhours, Marlene Kuntz, One Dimensional Man e altri) in Italia in grado di suonare un sano rock. Non inventano niente per carità, però sono dei maestri a rievocare quei suoni sporchi e distorti che hanno affascinato il panorama di Seattle. Gli apprezzamenti ricevuti anche oltreconfine confermano il loro calibro internazionale.
Si inizia col botto grazie a “Logorrea” che presenta alla perfezione il sound con cambi di ritmo, melodia, batteria martellante e riff ossessivo e assoli di chitarra distorta degna dei Sonic Youth. Ascoltare il resto per credere!
Giardini di Mirò “The Rise And Fall Of Academic Drifting“ ovvero una serie di emozioni soffuse e rarefatte di post rock italiano con intuizioni degne dei maestri del genere. I Giardini di Mirò sono cinque ragazzi emiliani che si stanno dedicando alla ricerca di nuove forme sonore, piuttosto inusuali per il panorama italiano e qui culminano con la loro opera più ispirata.
Sono cinque dischi che emergono come iceberg nel mare magnum delle produzioni italiane, ma sono in grado di portare oltre i confini musicali del nostro mondo e, se non fanno parte della vostra colazione, come pensate che vi apostroferebbero gli Zen Circus?