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Anselmo Cachorro paragrafi 2 e 3
In copertina Saverio Rampin, senza titolo, 1990

Anselmo Cachorro, paragrafi 2 & 3

Perché stai piangendo, gli domandò un pescatore a cui mancava una mano. Perché sono vivo, rispose Anselmo Cachorro. Buon per te che lo sei, ribatté il pescatore. Invece no, gli urlò in faccia rabbioso. Può darsi, ripeté il pescatore due volte immergendo l’unica mano nell’acqua di un secchio. Per poi spalancarla sotto il naso di Anselmo Cachorro. Che al cospetto di quella manciata di gamberi disse grazie, ma io non abbocco al tuo amo. Mangia, ordinò il pescatore. Non vorrai mica offendere un vecchio? E mentre lui li mangiava cavò un’altra manciata dal secchio, poi un’altra, e un’altra ancora, finché Anselmo Cachorro non disse basta, sono sazio davvero. Buon per te, ribatté il vecchio strusciandosi il mento col suo moncherino. Come l’hai persa, domandò Anselmo Cachorro. Mi sono distratto quand’ero ragazzo. Sulla prua di una chiatta che usavamo per trasportare le bestie. Tranciata dal nodo che credevo di avere slegato. E siccome ero mancino, ho imparato a cavarmela in fretta con quella destra. Ma la cosa che mi faceva più male era quando mi chiamavano monco. Perché appena scordavo di esserlo me lo ricordavano gli altri. Però è anche merito loro se so sbrigare al meglio ogni cosa con quest’unica mano. Io avevo la stessa rabbia che hai tu, lo capisci? Dimmi ragazzo, cos’è che hai perduto? Ho perso mia nonna. Tua nonna? Era tutto quello che avevo. Se ce l’avevi ce l’hai, disse sollevandogli il viso col suo moncherino. Per poi domandargli, quand’è morta tua nonna? Il dieci agosto, rispose Anselmo Cachorro. L’hai seppellita a SALMI LITURGI? Come fai a sapere che arrivo da lì? Dal tuo accento, sorrise il vecchio chinandosi a ripulire una rete, mentre Anselmo Cachorro raccontava di com’era morta la nonna, della bara a forma di razzo e delle cose che facevano insieme. Il pescatore lo ascoltava in silenzio senza interromperlo. Continuando a ripulire la rete dalle alghe e dai sassi. Ma a ogni parola che udiva si chinava sempre di più, finché non sprofondò il viso in fondo alla rete. Stai piangendo, gli domandò incredulo Anselmo Cachorro. Tua nonna si chiama Sofia, e tanti anni fa puntavamo le stelle col mio moncherino. Eri tu? Sì, ero io disse rialzandosi. Non mi ha mai detto che ti mancava una mano. Per Sofia ce l’avevo, deglutì il vecchio. Buon per te sorrise Anselmo Cachorro, e senza neanche immaginarlo spuntò la seconda delle cose da fare per l’amatissima nonna defunta.

Poi seguì il vecchio nella sua casa. Dove crollò per dodici ore in un sonno privo di sogni. Appena aprì gli occhi stava nella stessa postura di quando li chiuse. Per questo fissava il soffitto di legno da cui pencolavano nasse e filari di piombi. Che strano cielo, disse Anselmo Cachorro scendendo dal letto. Ti piace, domandò il vecchio. Non lo so gli rispose, incute timore. Non sei mica un gambero, scherzò il pescatore. Come ti chiami, domandò Anselmo Cachorro. Non lo sai? La nonna diceva sempre LUI quando parlava di te. È così che mi chiamo, affermò il vecchio. Dici davvero? Sì, croce sul cuore. Quel piccolo gesto spalancò un baratro sotto i piedi di Anselmo Cachorro. E sospeso là sopra, si ricordò di tutte le volte che aveva giurato in quel modo alla nonna. Pochi anni dopo croce sul cuore diventò il gesto con cui ringraziava il suo pubblico, ma adesso, sospeso sul baratro, desiderava soltanto che croce sul cuore del vecchio fosse il colpo di grazia per sprofondare e morire. Il pescatore lo intuì, e muovendosi adagio intorno al ciglio del baratro disse è questo che vuoi? Vorrei ma non posso, rispose. Perché non puoi? Ho giurato a mia nonna di vivere ancora ottant’anni. È stata Sofia a farti giurare? A croce sul cuore, urlò Anselmo Cachorro. Non hai mai trasgredito a croce sul cuore? No, mai. Un giorno accadrà, sentenziò il vecchio con gli occhi alle nasse e ai filari di piombi. Anselmo Cachorro sollevò di riflesso il suo sguardo, e per un po’ guardarono oscillare quel cielo. I piombi e le nasse si urtavano con suono di nacchere, e appena la brezza improvvisa cessò di animarli, il pescatore avanzò sul centro del baratro per abbracciarlo. Era la prima volta che stava tra le braccia affettuose di un uomo. Nonché la terza delle cose da fare per l’amatissima nonna defunta. Anche questa la spuntò senza accorgersi, ma sotto i suoi piedi Anselmo Cachorro sentì umido e morbido come la terra che ricopriva l’ogiva del razzo.

Leggi Anselmo Cachorro, paragrafo 1

Leggi Anselmo Cachorro, paragrafi 4 & 5

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