Liguria.Today inaugura oggi un nuovo magazine. Si intitola “ViaDicendo” e ogni settimana ci farà scoprire la nostra bella Genova attraverso le sue vie e i suoi luoghi più famosi.
Cosa troverete in ViaDicendo? Tanti approfondimenti freschi e unici. Oltre che super interessanti. Che partendo dal nome ci racconteranno storia, aneddoti e divagazioni su luoghi e personaggi delle nostre strade e piazze.
Il magazine ViaDicendo è una nuova avventura che ci farà viaggiare indietro nel tempo alla scoperta della nostra storia e della città. Un appuntamento imperdibile che vi aspetta ogni venerdì sul nostro giornale.
Dunque, bando agli indugi…Si parte!!! Oggi andiamo alla scoperta di…
VIA ASSAROTTI
Fu proprio lui, Ottavio Assarotti, dopo avere insegnato fisica e logica, filosofia e teologia, a dedicare la propria vita alla rieducazione dei sordomuti. Inventando quell’alfabeto manuale che lo porterà a fondare, con l’aiuto di Napoleone e successivamente del re di Sardegna Vittorio Emanuele I, l’Istituto Nazionale per Sordomuti.
Un alfabeto col quale l’abate Assarotti, a partire dal 1805, insegnava ai sordomuti non solo a comunicare, ma anche a leggere e scrivere. E se è vero che la sua esperienza in Francia presso l’abate de l’Épée fu molto importante, bisogna ricordare che il Metodo Assarotti ha radici più antiche. In quella regola del silenzio che regnava nei monasteri del Medioevo. Dove i monaci parlavano e spettegolavano a segni in perfetto silenzio.
Al punto che l’abate di turno, ogni tanto, doveva intervenire per zittirli davvero.
Un dito strisciato da un sopracciglio all’altro, per esempio, significava la donna. Un palmo di mano ripetutamente ruotato era un libro. Mentre un colpo secco di mano sul collo era un povero martire. Magari anche santo.
Alcuni monasteri possedevano decine di segni parlanti. E gli abati più astuti sapevano di non dover imporre il silenzio assoluto. Perché stare sempre in silenzio, diceva la famosa badessa, è disumano. Così anche i segni, come i suoni, possono spezzare il silenzio per raccontare un pensiero o un’idea.
A volte mi chiedo cosa accadrebbe, a chi come me parla spesso da solo, se conoscesse il linguaggio dei segni.